Scalabrini Fathers
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London UK
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venerdì 27 aprile 2012 20:33:00

 

 

La messa è finita. La folta comunità portoghese della chiesa di Brixton Road, al canto finale, si separa in due e lascia passare il nostro piccolo plotone: uomini e bambine in costumi tradizionali rosso fuoco, bandiere dello stesso colore, orchestrina e... Francesco, il missionario benedicente. Per noi tutto comincia adesso. E sarà una battaglia campale fino a notte: si parte per la “visita dello Spirito Santo” alle famiglie.

Così, ogni domenica da Pasqua a Pentecoste per la nostra assemblea eucaristica di migranti si ripete questo gesto di invio in missione. Questa, però, non è altro se non l’immensa città di tutte le razze: Londra dei nostri giorni. 

Sorpresa, meraviglia e curiosità ci attendono presso tutti i vicini di casa. Gli inglesi si domandano, infatti, il perché di questo arrivo musicale, inaspettato e quasi danzante: meravigliosa invasione mai vista! Incanto ed emozione, invece, nelle famiglie dei nostri emigranti. La visita dello Spirito Santo in tempo pasquale colma l’attesa di un anno. E ripete all’estero una tradizione vissuta da secoli nella loro terra.

Il missionario fa la sua benedizione tra una nuvola di petali a tutti i presenti, che in ogni casa tra parenti, vicini e invitati sono già un piccolo popolo. Uno del nostro drappello impugna alto il crocifisso, che tiene in mano tutta la giornata. La chitarra e la vecchia fisarmonica riprendono voce, mentre Filiberto, pizzicando il mandolino, si abbandona a un canto struggente: “Migrante sono...”.

Sì, è la loro stessa vita che canta, mentre un nodo alla gola ti afferra di emozione e il messaggio tra pareti domestiche si fa, nella sua verità, ancora più autentico.

La vita dispersa e tormentata di ogni migrante è presentata come su un piatto d’argento: la musica gonfia la commozione, le parole si fanno universali. Mai abbastanza si capirà la tessitura umana del cammino degli Abramo di oggi, dove speranza, illusioni, audacia, scoraggiamento e nostalgia si intrecciano insieme.“Sono nato per nascere!” esclamava Pablo Neruda. Sì, a una vita di dignità. Come per incanto, ognuno coglie in questi momenti il senso del suo stesso avventuroso cammino... fatto insieme a Dio.